Seleziona una pagina

Piemonte Carnevalesco

Ma voi lo sapevate che il Piemonte è famoso per la sua tradizione carnevalesca?
Ebbene sì, la nostra regione è tra le più famose in Italia, per i festeggiamenti legati al Carnevale.
A dimostrazione di quanto sia importante questo evento per il nostro Piemonte, sono stati creati comitati e pro loco ad hoc, per l’organizzazione, la gestione e il coordinamento di questa grande festa.

Tradizione, ma soprattutto la rivisitazione storica attraverso le celebrazioni e le rievocazioni di antichi eventi, che ne determinarono la nascita, sono le principali caratteristiche dei Carnevali piemontesi.

In tutto il territorio si contano 23 manifestazioni; i comuni interessati sono: Alessandria, Asti, Biella, Borgosesia, Busca, Carignano, Chivasso, Crescentino, Domodossola, Ivrea, Mondovì, Novara, Oleggio, Ormea, Rocca Grimalda, Saluzzo, Santhià, Torino, Valdieri, Varallo, Venaria Reale, Vercelli.

Le Origini del Carnevale

Il Carnevale ha radici molto antiche. Si tratta di una festa di origine cristiana, che aveva luogo il giorno prima dell’inizio della Quaresima, periodo nel quale, come da prescrizione ecclesiastica, veniva fatto divieto di consumare carne; l’origine della parola Carnevale infatti, deriva dal latino “carnem levare” ossia “eliminare la carne”.

Testimonianze documentarie farebbero risalire il Carnevale già all’VIII secolo d.C., in concomitanza con i Saturnali, festività di origine romana, in cui si lasciava andare ai piaceri del cibo e del corpo. Durante tutto il periodo dei Saturnali, veniva messo in atto un sovvertimento delle gerarchie e degli ordini sociali, che portava allo scambio di ruoli e al camuffamento della propria identità; da qui l’uso delle maschere in un momento in cui era lecito rompere gli schemi e lasciarsi andare alla dissolutezza.
Il Carnevale, portatore di caos e scompiglio, segnava anche l’inizio di un rinnovamento, che avrebbe accompagnato gli uomini fino all’anno seguente.

Il periodo del Carnevale si colloca infatti tra l’Epifania e il giorno che precede il Mercoledì delle Ceneri (martedì grasso).
Le prime testimonianze dell’uso del vocabolo “carnevale” (detto anche “carnevalo”), vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso 1400. In diversi Carnevali, il martedì grasso si rappresenta spesso con un falò , la “morte di Carnevale”.

Re Biscottino e Regina Cüneta 

Nel Mio Alto Piemonte, ci sono 2 Carnevali a cui tengo particolarmente, quello di Novara e quello di Oleggio.

Le maschere tradizionali di “Re Biscottino e la Regina Cüneta”, che rappresentano il Carnevale di Novara, sono relativamente giovani, risalgono al 1872.
In occasione del Carnevale, quando la città iniziò ad industrializzarsi, venne ribattezzata Biscottinopoli, in onore di Gaiani-Grassini e di Biscotti Camporelli: già in quel periodo, Luigi Camporelli produceva i suoi biscottini e li confezionava, come ancora oggi, a due a due. 

Le antiche maschere novaresi si ispiravano ai mestieri del tempo, ecco quindi:

  • Il “Sciavatin” (il Ciabattino) detto anche “Patachin” (Patachino): rappresentava gli abitanti della città.
    Patachin era un termine dispregiativo che i contadini appioppavano ai cittadini, a causa della loro affettata eleganza nei modi e l’esibizione di abiti appariscenti, anche se le loro possibilità economiche erano molte scarse; falso e scansafatiche. 
  • Il “Gugnin” (il Maialino): rappresentava i paesani.
    L’appellativo di “Gugnin” può significare anche colui che abita le terre bagnate dell’Agogna, il piccolo fiume che nasce dal Mottarone, o l’uomo giusto che lavora e pena per guadagnarsi la vita (da Gojim, nell’antico gergo piemontese-ebraico). 

Ogni rione aveva una sua maschera legata al mondo contadino: 

  • Mursè: di Porta Mortara e Bicocca, così poveri da accontentarsi dei tozzi di pane. 
  • Ranat: di Sant Agabio, i pescatori di rane.
  • Rimulas: di Sant’Andrea, mangiatori di rapanelli.  

La Principessa Cüneta 

La Principessa Cüneta venne data in moglie al Re Biscottino, diventando a sua volta regina.

Ma sapete da cosa deriva questo nome? 

La maschera impersona, non una dolce fanciulla, ma la più importante opera idraulica, costruita dai novaresi, la Cunetta (http://www.treccani.it/enciclopedia/cunetta/ )
La Cunetta fu progettata nel 1667 e conclusa nel 1738 dai Savoia;
era un canale scavato intorno alla città, che serviva a raccoglier l’acqua piovana e gli scoli che raccoglievano i rifiuti e che creavano zone insalubri sotto i bastioni. Con la cùnetaa Novara migliorarono  le condizioni di vita, l’aria divenne più salubre e diminuirono le epidemie.  

Fu per questo che, quando si trattò di trovare una moglie a Re Biscottino, che rappresentava l’inizio dell’era industriale, fu scelta la Regina Cùneta che rappresentava un nuovo modo di vivere.

 Gaudenzio Barbè, studioso di storia Novarese, scrisse sul Corriere di Novara, del febbraio del 1982: 

<<….. Se Re Biscottino giovava al portafoglio dei novaresi, Cunetta ne favoriva la salute>>. 

Concludo dicendo che a mio parere, mai maschere tradizionali sono state più azzeccate: ci ricordano quanto la la nostra provincia sia stata motore dell’industrializzazione e di innovazione in Piemonte. Ogni tanto, bisognerebbe ricordarlo per poter recuperare entusiasmo e voglia di far ancora bene, oltre che per  valorizzare il nostro Alto Piemonte.

Oleggio e il Carnevale

Il Carnevale di Oleggio, è quello che conosco meglio perché ci sono nata.
Per i bambini di Oleggio il Carnevale è un’istituzione! Si aspetta la sfilata delle maschere della domenica, come la notte di Natale,  è l’occasione per potersi mascherare, per poter impersonificare il proprio personaggio preferito, reale o di fantasia.
Una parentesi colorata e divertente dal mondo reale, dove tutto (sempre rimanendo nei limiti della decenza e della legalità) è consentito, dove per 3 domeniche si può essere un supereroe o lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie. 
Il “giovedì grasso”, è invece il giorno della festa alle scuole elementari, a cui partecipano anche  le maschere oleggesi tradizionali, il Pirin e la Majinche portano le caramelle: è subito allegria ed energia allo stato puro!
Ciò che ricordo delle feste di Carnevale a scuola, erano i vestiti della mia compagna di classe Valentina, aveva sempre dei travestimenti superlativi, confezionati dalla sua mamma…il vestito che più mi è rimasto impresso? Quello a da Bruco, fantastico! Ricordatevi sempre che sono nata nel ‘79,  si parla quindi degli anni ‘80, ma la sua mamma aveva una creatività tale nel confezionare quei vestiti che, a mio parere, avrebbe potuto essere la sua prima attività e avrebbe avuto successo.  
Nel pomeriggio del Giovedì Grasso invece, come accade ancora oggi,  le vie del centro si si animavano di bambini di ogni età, mascherati per il tradizionale appuntamento del “Mignà mignà chiculin “.
Le botteghe del centro storico sono meta obbligata della visita dei piccoli, che alla recita della filastrocca ottengono dolci, caramelle, biscotti e regali:   

“Mignà, mignà chiculin,
dèm un bel uvin
dèm un bon bicer ad vin
O ‘na lignà sol cupin” 

Lo ammetto senza alcuna vergogna, io e Valentina lo abbiamo fatto fino alla 3° media e anche ora, e credo di parlare anche per lei, abbiamo il Carnevale nell’anima.
Per questo cerco di trasmettere tutto il mio amore per il Carnevale anche  alla mia bambina; credo sia bello mantenere vive le tradizioni, ancor di più  quando sono divertenti e portano allegria.

Per tutto il periodo carnevalesco, sia l’EMO (Ente Manifestazioni Oleggesi) che il Comune organizzano numerosi eventi; per gli abitanti infatti, è un momento sentito e condiviso, almeno per una volta non ci sono diversità, schieramenti politici o antipatie,  solo la voglia di divertirsi ed essere allegri! 

Il Pirin e la Majin 

Le maschere tradizionali sono il Pirin e la Majin, che trovano origine nella tradizione del paese. 

Si narra infatti, che fu proprio un popolano di nome “Pirin” , che cercò di assassinare il duca milanese Barnabò Visconti offrendogli dei “tapit” (tipico ed originalissimo dolce oleggese) avvelenati,  fu però ahi lui scoperto e condannato a morte; da qui trae origine la maschera locale del “Pirin ad San Du’na’”, a cui vengono affidate le chiavi della citta’ durante il periodo di carnevale e di cui sono famose le salaci arringhe alla popolazione, durante il discorso di apertura del “Carnevale oleggese” (tra i piu’ vecchi e prestigiosi d’Italia). Tratto da www.comune.oleggio.no.it

Il creatore delle maschere tradizionali fu Pinela, poeta dialettale oleggese che, rifacendosi alla leggenda, sostituì Gianduia e le altre maschere nel teatrino dei burattini dei bambini, con Pirin ad San Duna, giustiziere degli empi e difensore dei deboli. 

Pirin ad San Duna è il protagonista indiscusso del Carnevale. È oleggese D.O.C., amante della libertà e insofferente ai soprusi, lingua caustica, ma con arguzia, ghiotto di buon cibo e di giustizia, fedele al suo ostico vernacolo con ostentato campanilismo, pronto però ad accogliere senza reticenze chiunque gli chieda amicizia. Tratto da: http://carnevaledioleggio.it/la-maschera/#

Il Carnevale Oleggese si chiude con il martedì grasso” , rappresentato da un enorme pupazzo di cartapesta, ogni anno diverso, che viene bruciato in Piazza Martiri, simboleggiando malinconicamente il termine delle giornate di svago e allegria, che cedono il passo alla spiritualità della Quaresima.


 

Dolci Carnevaleschi

Come in tutto il Piemonte e in tutta l’Italia, durante il Carnevale si possono trovare tutti i dolci fritti più golosi, come le chiacchiere, le frittelle, le frittelle di mele, le frittelle ripiene, le chiacchiere ripiene di marmellata o di cioccolato.

Le chiacchiere hanno un nome diverso a seconda della regione dove sono prodotte ; eccovi le più famose: bugie, gale, cenci, frappe, sfrappe, sfrappole, manzole, crostoli, galani, intrigoni, lattughe, maraviglias, fiocchi, fiocchetti.
Ad Oleggio, tra la miriade di dolci comuni, ne spicca uno assolutamente tipico,  il Tapit.  (Vedi ricetta nella sezione ricette).

Appuntamenti 

A questo punto non vi resta altro che mascherarvi passare una domenica partecipando ad uno dei Carnevali dell’Alto Piemonte, avrete solo l’imbarazzo della scelta!

Date un’occhiata a questo sito, potrete trovare tutte le manifestazioni carnevalesche e trovare quella più vicina a voi:
https://www.piemonteinfesta.com/calendario/febbraio.htm 

Io rimarrò invece la solita romantica ed andrò al Carnevale a me più caro, quello di Oleggio, che avrà ufficialmente inizio domenica 17 febbraio alle ore 11, con la consegna delle chiavi del paese al Pierin e il suo discorso d’apertura, per il 68°anno.

 
Ah, scrivendo del Carnevale, mi  è tornato in mente un altro dei miei ricordi: da piccola, durante la sfilata dei carri della domenica, mi sembrava arrivassero fino al cielo, tanto mi parevano alti, ora che invece sono cresciuta, capisco che ero io ad essere troppo bassa!

Ricordate che a Carnevale ogni scherzo vale!
Viva il Carnivè! 

A presto,
Jackie.